ALLA RICERCA DEL PAESE PERDUTO

Pietre medievali, una sopra l’altra, perfette nella loro irregolarità.

Pietre medievali, una sopra l’altra, perfette nella loro irregolarità. Fanno capolino tra il verde dei boschi. Sembrano borghi incantati. Sospesi. Posti in cui non va nessuno. Eppure racchiudono un immenso patrimonio. Quello dei nostri sogni. Quello dei racconti che abbiamo ascoltato da bambini. Perché tutti, all’ora delle favole della buonanotte, ci siamo immaginati un cavaliere che, in sella al suo cavallo, arrivava in un castello immerso nel verde. E se proviamo a riandare indietro con la memoria, forse i vicoli dove quel cavaliere faceva svolazzare il suo manto azzurro sono davvero quelli di questi paesini: stretti, ma accoglienti. Con dei pozzi al centro della piazza, mulini e cascate, archi a tutto sesto per tenere segrete le fughe, ponti levatoi per trasformare la città in un riccio inavvicinabile. Il fornaio, il mugnaio, lo stalliere, il lattaio, il fabbro delle nostre fiabe saranno sicuramente passati di qui, un giorno o l’altro.

 

Prendiamo Corinaldo, ad esempio. Sembra di ritornare al XIV secolo, quando costruirono la cinta muraria, ancora perfettamente conservata in tutto il suo chilometro di lunghezza. Archi ogivali, merli ghibellini, baluardi poligonali: lì dentro la vita fermenta. Come lungo la bellissima scalinata di via La Piaggia, dove una storia è davvero accaduta. Protagonista un volenteroso garzone che, sacco di farina di granturco sulle spalle, decise di salire tutta la lunghissima scalinata del paese. Di corsa. Forse per fare un piacere alla sua amata. Forse per non essere punito dal suo padrone. Vero è che iniziò così veloce a salire quella scalinata che arrivato a metà gli mancò il fiato. Si fermò allora su uno di quei gradini vicino al pozzo e appoggiò il pesante sacco sul bordo per riposarsi un attimo. Sfortuna volle che il sacco – proprio quel sacco che avrebbe dovuto migliorargli la giornata – troppo in bilico, cadde giù in fondo al pozzo. Allora, rosso di vergogna, si calò giù per cercare di recuperare la sua salvezza. Ma le nonnine erano sull’uscio, quelle ci sono sempre, e di certo non si persero la scena. Anzi, iniziarono a dire che il garzone si era calato nel pozzo per preparare una quantità mai vista di polenta. Qualcuna giurò addirittura di avergli visto buttare giù nel fondo anche delle salsicce per insaporire la sua creazione. Da allora, Corinaldo ha la sua fiaba e il suo pozzo della Polenta.

 

Non distante, sempre nell’anconetano, c’è un’altra meraviglia da spolverare: Serra San Quirico, il paese che assomiglia a una galea, l’antica nave militare. Medievale nella forma, antichissimo nelle origini: già i piceni e gli etruschi l’avevano scelta per la sua posizione strategica all’imbocco della Gola della Rossa. Dei Galli Senoni sono persino rimaste delle tracce evidenti nella necropoli ritrovata. 

 

E chissà quante storie, fiabe o leggende avranno avuto come testimoni le tante, piccole stradine lastricate di pietra arenaria insieme alle “copertelle”, i passaggi coperti di origine longobarda che conducevano alle porte d’ingresso del paese e all’imponente Torre trecentesca del Cassero. Per non parlare dello stupore di imbattersi, proprio in un paese sperduto, nelle opere di uno dei più famosi pittori del Classicismo seicentesco: Guido Reni. Suoi alcuni dei dipinti nella stupenda chiesa di Santa Lucia, carica di intarsi e decorazioni come solo l’horror vacui barocco poteva immaginare.

 

Continua il nostro itinerario nei paesi da fiaba e, passando per Rosora e Cupramontana, arriviamo a Elcito, vicino San Severino Marche (MC), uno dei borghi più medievali in assoluto. Roccioso. Sperduto. Bellissimo. 821 metri slm, 7 abitanti, dicono. Nessun negozio, nessuna bottega, questo è un luogo dell’anima. Dove ascoltare il vento che fa sollevare leggere le foglie rosse dalla vicina faggeta di Canfaito.

 

Lo chiamano il piccolo Tibet delle Marche, forse per la sua altezza, sicuramente per la pace che si prova.

 

È rimasto proprio come un tempo, Elcito. Case di pietra sorreggono i resti di un antico castello medievale. Si gira a piedi, a Elcito. Come all’epoca. E, così come all’epoca, ogni punto offre una vista panoramica sulla vallata, su quel paesaggio che è rimasto uguale nel tempo. Che non cambia nel tempo. Proprio come i paesaggi che ci raccontavano nelle fiabe.

 

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